In quel periodo i pentecostali non ebbero vita
facile; in genere i rapporti con gli altri evangelici erano rari
anche perché spesso le comunità nascevano, tranne alcuni casi,
in luoghi dove spesso o non c’era presenza evangelica o era
stata molto ridotta.
I rapporti con il clero locale della chiesa
cattolica erano assai difficili per un’insuperabile difficoltà
di comunicazione dovuta al bassissimo livello di
alfabetizzazione dei pentecostali e all’assoluta incapacità del
clero di dialogare con forme di religiosità così diverse da
quella tradizionale.
Fu proprio questa difficoltà che portò a vere
e proprie persecuzioni nei confronti dei pentecostali che in un
primo momento vennero semplicemente indicati come ‘protestanti’
e ciò era sufficiente a risvegliare ancestrali timori di
invasione eretica; ciò accadeva per il fatto che i pentecostali
difendevano la propria spiritualità ricorrendo in continuazione
al richiamo della dottrina e delle verità bibliche. Il clima di
sospetto e le accuse che si rivolsero ai pentecostali unite alle
frequenti azioni persecutorie che a volte assumevano il
carattere di vera e propria intimidazione e sopraffazione che
finirono con l’attirare e forse condizionare l’attenzione delle
autorità che negli anni a cui ci stiamo riferendo erano quelle
fasciste.
Infatti, nonostante che dagli organi di
polizia periferici (prefetture, questure, stazioni di
carabinieri) in genere arrivassero rapporti rassicuranti circa i
pentecostali, gli organi centrali del Ministero dell’interno
tennero sotto stretta osservazione i pentecostali con sempre
maggiore restrizione fino ad ordinare tre diverse perizie
psichiatriche sui fedeli delle centinaia di comunità sorte nel
territorio italiano ed in particolare nel sud; pare quasi che,
non avendo valide motivazioni a cui ricorrere, si volessero
trovare in ragioni di natura sanitaria la legittimazione di
quanto stava per accadere.
Infatti, nonostante che i pentecostali
rientrassero tra i culti ammessi nello Stato con la legge del
1929, nel 1935 fu emanata una circolare del Ministero
dell’Interno firmata da un sottosegretario, Buffarini Guidi, che
praticamente metteva fuorilegge il culto pentecostale ordinando
di chiudere i locali di culto sulla base di una motivazione
razziale: perché, come si legge testualmente nella circolare,
era ritenuto nocivo all’integrità psichica e fisica della razza,
Tre anni prima delle leggi razziali contro gli ebrei venivano
presi contro i pentecostali provvedimenti razziali; certo non si
poteva dire che i pentecostali non fossero italiani,
probabilmente la loro colpa era solo quella di essere in
grandissima maggioranza umili contadini del Sud che avevano
osato rivendicare la libertà di parola in un campo estremamente
controllato e rigorosamente chiuso come quello religioso; questa
circolare è stata definita il più grave atto di intolleranza
religiosa mai compiuto nella storia dello stato unitario.
I pentecostali dovettero affrontare, oltre
all’emarginazione e al sospetto sociale una vera e propria
persecuzione da parte del potere politico che per otto anni li
costrinse alla clandestinità, al confino e al rimpatrio; chi si
era illuso di fermarli dimostrava di aver imparato ancora una
volta molto poco dalla storia: quando vuoi che un’idea si
rinforzi ed abbia successo perseguitala e la vedrai crescere
senza temere alcun ostacolo.
Così i pentecostali uscirono dalla
persecuzione nel 1943 quasi raddoppiati rispetto a dieci anni
prima; ma la circolare Buffarini Guidi fu abolita solo nel 1955:
dieci anni dopo la guerra e sette anni dopo l’approvazione della
Costituzione.
Anche questo un fatto piuttosto anomalo; e
quando fu revocata lo si fece con una nota riservata ai
prefetti, cosa che ostacolò il culto pentecostale almeno fino
all’inizio degli anni Sessanta. Per il ritorno alla legalità i
Pentecostali devono essere grati all’interesse che finalmente
gli altri evangelici cominciarono a mostrare nei confronti di
questi fratelli, ma anche a famosi giuristi e uomini di cultura
che nei primi anni Cinquanta ne presero le difese: da Piccardi,
a Carlo Arturo Jemolo, a Pestalozza a Salvemini, a Calamandrei;
ma è giusto ricordare tre nomi protestanti che in quegli anni
alzarono la loro voce a favore dei Pentecostali; Bogoni,
condusse le sue battaglie come parlamentare, lo storico Giorgio
Spini, e il giurista Giorgio Peyrot, persone che hanno
contribuito notevolmente al consolidamento dei rapporti
giuridici tra lo Stato e le Chiese Evangeliche Italiane.
Gaetano
Catalano
Leggi il documento originale:
"Circolare
Buffarini Guidi n. 600/158 del 09/04/1935"